I badge RFID sono entrati da tempo nella nostra quotidianità lavorativa. Apparentemente semplici tessere di plastica, sono in realtà dei veri e propri dispositivi intelligenti passivi, in grado di trasmettere dati e identificare persone, veicoli o oggetti con un semplice gesto. Ma cosa si nasconde dentro un badge RFID? E soprattutto: quanto sono sicuri i dati che contiene?
Il termine RFID significa Radio Frequency Identification, ossia identificazione tramite radiofrequenza. I badge RFID più comuni sono tessere simili a carte di credito, spesso indistinguibili da badge magnetici tradizionali, ma contengono due componenti fondamentali:
🧠 Un microchip con una piccola memoria dati (da 128 byte a 4 Kbyte nei tag standard ISO 14443 o ISO 15693)
🌀 Una micro-antenna che riceve l’energia e consente la trasmissione dati
Quando il badge viene avvicinato a un lettore RFID, quest’ultimo emette un campo elettromagnetico. L’antenna nel badge induce corrente e attiva il chip, il quale trasmette i dati in esso contenuti.
Il tutto avviene senza batterie, in meno di 200 millisecondi, e con una distanza di lettura tipica che va da 2 a 10 cm per i tag HF (13,56 MHz), oppure fino a diversi metri per quelli UHF (860–960 MHz).
Molti si chiedono: “Se un badge contiene un dato, chiunque può leggerlo?”
La risposta è no, se il badge è protetto da crittografia.
Un badge RFID non contiene solo un numero seriale. Nei sistemi più avanzati (come quelli che usano MIFARE DESFire, iCLASS SE o LEGIC Advant), i dati nel microchip sono criptati tramite algoritmi come:
AES a 128 bit (Advanced Encryption Standard)
3DES (Triple Data Encryption Standard)
Algoritmi proprietari con chiavi dinamiche
Quando un lettore autorizzato interroga il badge:
Viene instaurata una sessione cifrata (handshake)
Il lettore trasmette una chiave segreta condivisa (non leggibile dall’esterno)
Solo se il badge riconosce la chiave, invia i dati in chiaro o in formato decodificato
Senza conoscere la chiave di cifratura e l’algoritmo, un eventuale “attaccante” otterrà solo una stringa esadecimale incomprensibile.
Ad esempio, un dato come A1F4-9B7E-0001
potrebbe corrispondere all’identificativo interno del badge “#112 – Mario Rossi” solo se decifrato con la giusta chiave.
Alcuni badge utilizzano il serial number univoco (UID) del chip come elemento della chiave di cifratura. In questo modo, anche se un malintenzionato riuscisse a copiare il contenuto della memoria, il badge clonato non funzionerebbe, perché non avrebbe lo stesso UID fisico.
In sistemi più sofisticati, il badge contiene anche:
Blocchi di memoria a scrittura protetta
Contatori interni
Controlli di accesso a più livelli (es. settori lettura/scrittura separati)
Questa combinazione rende un badge RFID virtualmente non clonabile, se ben configurato.
Dipende dal sistema implementato. I badge a memoria aperta (es. EM4100 o 125 kHz) sono facilmente clonabili con dispositivi da pochi euro. Ma i badge basati su DESFire EV2, LEGIC Prime/Advant o iCLASS Elite offrono un livello di protezione comparabile a quello delle carte di pagamento contactless.
I nostri sistemi utilizzano badge criptati, configurati con chiavi univoche per ogni cliente, rendendo impossibile la clonazione senza accesso all’infrastruttura di codifica.